1809 Passaporto ”Gioacchino Napoleone ”Murat” dato il 25 maggio a Pietro Chyunlia possidente che parte da Napoli e si reca a Roma per Affari

1809 Passaporto ”Gioacchino Napoleone ”Murat” dato il 25 maggio a Pietro Chyunlia possidente che parte da Napoli e si reca a Roma per suoi Affari

Art.Nr.1140

Murat a Napoli, François Gérard, 1812

Nel 1808 Napoleone lo nominò re di Napoli, dopo che il trono sottratto ai Borbone si era reso vacante per la nomina di Giuseppe Bonaparte a re di Spagna. A Napoli il nuovo re, ormai noto come “Gioacchino Napoleone”, fu ben accolto dalla popolazione, che ne apprezzava la bella presenza, il carattere sanguigno, il coraggio fisico, il gusto dello spettacolo e alcuni tentativi di porre riparo alla sua miseria, ma venne invece detestato dal clero.

Durante il suo breve regno, Murat fondò, con decreto del 18 novembre 1808, il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade (all’origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia) e la cattedra di agraria nella medesima università con decreto del 10 dicembre 1809, ma condannò alla chiusura, con decreto del 29 novembre 1811, l’antica Scuola medica salernitana, primo esempio al mondo di Università. Inoltre avviò opere pubbliche di rilievo non solo a Napoli (il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi ad Ercolano, il Campo di Marte ecc.), ma anche nel resto del Regno (l’illuminazione pubblica a Reggio di Calabria, il progetto del Borgo Nuovo di Bari, il riattamento del porto di Brindisi, l’istituzione dell’ospedale San Carlo di Potenza ecc.).

Il 1º gennaio 1809, Murat introdusse nel regno il Codice Napoleonico, che, tra le varie riforme, legalizzò, per la prima volta nella penisola, il divorzio, il matrimonio civile e l’adozione, cosa che non venne gradita dal clero, il quale perse la facoltà di gestire le politiche familiari. La nobiltà apprezzò le cariche e la riorganizzazione dell’esercito sul modello francese, che offriva belle possibilità di carriera. I letterati apprezzarono la riapertura dell’Accademia Pontaniana ad opera di intellettuali che si riunirono nella residenza di Giustino Fortunato, e l’istituzione della nuova Accademia reale, e i tecnici l’attenzione data agli studi scientifici e industriali.

 

Murat a Napoli, François Gérard, 1812

Nel 1808 Napoleone lo nominò re di Napoli, dopo che il trono sottratto ai Borbone si era reso vacante per la nomina di Giuseppe Bonaparte a re di Spagna. A Napoli il nuovo re, ormai noto come “Gioacchino Napoleone”, fu ben accolto dalla popolazione, che ne apprezzava la bella presenza, il carattere sanguigno, il coraggio fisico, il gusto dello spettacolo e alcuni tentativi di porre riparo alla sua miseria, ma venne invece detestato dal clero.

Durante il suo breve regno, Murat fondò, con decreto del 18 novembre 1808, il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade (all’origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia) e la cattedra di agraria nella medesima università con decreto del 10 dicembre 1809, ma condannò alla chiusura, con decreto del 29 novembre 1811, l’antica Scuola medica salernitana, primo esempio al mondo di Università. Inoltre avviò opere pubbliche di rilievo non solo a Napoli (il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi ad Ercolano, il Campo di Marte ecc.), ma anche nel resto del Regno (l’illuminazione pubblica a Reggio di Calabria, il progetto del Borgo Nuovo di Bari, il riattamento del porto di Brindisi, l’istituzione dell’ospedale San Carlo di Potenza ecc.).

Il 1º gennaio 1809, Murat introdusse nel regno il Codice Napoleonico, che, tra le varie riforme, legalizzò, per la prima volta nella penisola, il divorzio, il matrimonio civile e l’adozione, cosa che non venne gradita dal clero, il quale perse la facoltà di gestire le politiche familiari. La nobiltà apprezzò le cariche e la riorganizzazione dell’esercito sul modello francese, che offriva belle possibilità di carriera. I letterati apprezzarono la riapertura dell’Accademia Pontaniana ad opera di intellettuali che si riunirono nella residenza di Giustino Fortunato, e l’istituzione della nuova Accademia reale, e i tecnici l’attenzione data agli studi scientifici e industriali.

Carolina Bonaparte a Napoli

I più scontenti erano i commercianti, ai quali il blocco imposto ai commerci di Napoli dagli inglesi rovinava gli affari (blocco contro il quale lo stesso Murat tollerava e favoriva il contrabbando, il che costituiva un’ulteriore ragione per accordargli il favore popolare). Molto efficace, anche se attuata con metodi di sconvolgente crudeltà, fu la repressione del brigantaggio affidata dapprima al generale Andrea Massena e poi al generale Charles Antoine Manhès.

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