1715-Passaporto-Lasciapassare-”Giacomo-Mattei-Conte-di-Glasinaz-e-del-Sacro-Romano-Impero-ecc..”’dato-a Francesco Chiappolini di Fossombrone che si porta a Napoli emesso ad Ancona

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                                                                                                   Art.Nr.1100

 

Storia

I primi Mattei, forse derivati da un Matteo de’ Papareschi, costruirono il loro palazzetto, ancora visibile con il loro stemma con lo scudo scaccato con la banda, prospiciente la piazza in Piscinula, nei pressi degli argini del Tevere in prossimità del ponte Cestio sull’isola Tiberina. Il luogo in passato era noto anche come Capocroce dei Mattei: inoltre nella vicina chiesa di San Benedetto in Piscinula è conservata la più antica sepoltura della famiglia. Il palazzetto aveva funzione di controllo, perché la Gens Mattheia detenne sin dal 1271 e fino alla sua estinzione, la carica di Guardiano perpetuo dei ponti e delle ripe dell’alma città di Roma in Sede Apostolica vacante, che imponeva, ogniqualvolta moriva un papa, di reclutare cento uomini dai loro possedimenti, vestirli di uniforme rossa (da qui i soldati rossi) e armarli al fine di custodire la Porta Portese, che dava accesso diretto sul lato del Vaticano, e il porto fluviale (ripa) di Ripa Grande, oltre a tenere sotto controllo il transito su tutti i ponti di Roma anche esigendone un pedaggio.

Sin dagli anni del papato di Bonifacio IX, la famiglia, con il testamento di Jacobello di Renzo di Cencio di Ianni Mattei dei Papareschi era documentata proprietaria dei castelli Pantanello, Oricona, Polverella, 1/2 di S. Giorgio e Castiglione. Successivamente il ramo della famiglia che rimase in Trastevere si estinse negli Annibaldi della Molara che dettero il nome alla ora scomparsa piazzetta antistante la loro residenza prospiciente l’attuale Piazza in Piscinula

Tra i secoli XIV e XV altri rami della famiglia con Giacomo di Matteo e Ludovico suo figlio, grazie a un’intensa attività mercantile e creditizia, si trasferirono nel rione Sant’Angelo su un ampio comprensorio che prese il nome di Insula Mattheorum, compreso dalla piazza loro omonima con la famosa fontana delle Tartarughe, Via Paganica (dal nome di un loro feudo il cui palazzo, detto del ramo di Trastevere, iniziato da Ludovico, nipote del precedente, è attribuito a Nanni di Baccio Bigio, fu passato per eredità ai Canonici Mattei e ceduto nel 1927 a Giovanni Treccani, che ne fece la sede della Enciclopedia Italiana), via delle Botteghe Oscure, via Michelangelo Caetani (già via dei Funari e poi di S. Caterina de’ Funari) e via dei Funari (già via del Melangolo): tutti gli immobili compresi in queste vie appartenevano ai vari rami del casato. L’attività edilizia della famiglia è altresì testimoniata dalla costruzione del palazzo costruito sul finire del sec. XVI su una preesistente vigna di loro proprietà, all’angolo delle Quattro Fontane, dopo che Sisto V fece passare di lì l’attuale via omonima all’incrocio con via del Quirinale, ora noto come Palazzo Del Drago.

Noti per le violente lotte intestine alla famiglia e da sempre aderenti al Papato, raggiunsero la massima potenza e ricchezza agli inizi del secolo XVI, dimostrate sia dall’elevato numero dei componenti della famiglia nel Censo della Città di Roma, fatto poco prima del Sacco dei Lanzichenecchi del 1527, che dalle numerose volte (forse il maggior numero rispetto alle altre famiglie romane) in cui i suoi membri esercitarono il Conservatorato della città. Esponente di spicco della famiglia in questo periodo era il noto collezionista d’arte Ciriaco Mattei, che fece costruire la villa omonima poi villa Celimontana. La famiglia aveva cappelle gentilizie nelle chiese di S. Maria in Araco e li, di S. Maria della Consolazione e di S. Francesco a Ripa.

Tra i feudi che gli appartennero, oltre alla citata Paganica, acquistata con Tempera e Onda dai De Torres al principio del Seicento su cui successivamente conseguirono il titolo ducale, ebbero Rocca Sinibalda acquistata nel 1600 da Giuliano Cesarini dai fratelli Ciriaco e Asdrubale, e Giove acquistato dagli stessi da Mario Farnese del ramo di Latera nel 1597 per 65 mila scudi che passò per eredità alla famiglia Antici. I duchi di Giove, che nel 1719 nella persona del duca Alessandro, ebbero da Clemente XI il riconoscimento della dignità di “Principe di I° rango”, abitarono il Palazzo Mattei omonimo, eretto su disegno di Carlo Maderno all’angolo tra via dei Funari e via Caetani; nel sec XIX vi abitò Giacomo Leopardi come nipote della principessa Antici Mattei, mentre gli edifici più antichi sono quelli prospicienti la piazza omonima.

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